Moggi critica la Juve europea

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Luciano Moggi (getty images)
Luciano Moggi (getty images)

 

DICHIRAZIONI MOGGI JUVENTUS – Nel suo consueto editoriale su ‘Libero’, l’ex Dg della Juventus Luciano Moggi critica la squadra di Conte versione Europa, spiegando che se i bianconeri in campo europeo non sono al top è anche per colpa di una Serie A mediocre. Il Direttore aggiunge anche che non è così scontato che la Juve batta il Benfica al ritorno.

Ecco cosa scrive Moggi: ”Chi credeva che il percorso della Juventus verso l’Europa League sarebbe stato una passeggiata ha avuto un brutto risveglio nella partita Lisbona. La semifinale di andata in casa del Benfica ha ripor- tato a galla ancora una volta tutti i limiti internazionali della squadra di Antonio Conte. La Signora che fa 90 e mette paura a tutti in Italia, nelle coppe si trasforma in una ragazzina impaurita e balbettante. A un anno di distanza dalla sconfitta – pur onorevole – nei quarti di Champions League contro il Bayern Monaco poi campione d’Europa, il divario è aumentato. E le semifinali della competizione più importante lo hanno dimostrato. La Juve, questa Juve, non sarebbe stata in grado di impensierire in un eventuale quarto una delle attuali semifinaliste: Real Madrid, lo stesso Bayern, Chelsea e Atletico. Pur non offrendo un grandissimo spettacolo, le big del Continente hanno mostra- to grinta, attenzione difensiva e campioni inarrivabili per i bianco- neri. Il vero livello della Signora si av- vicina dunque a quello fotografato dal ranking Uefa che vede il nostro calcio vicinissimo a subire il sorpasso del campionato portoghese. I neocampioni lusitani so-no riusciti a sconfiggere i quasi trivincitori dello scudetto nonostante una difesa sconclusionata e i troppi minuti passati da Lima in panchina. Se Jorge Jesus l’avesse schierato titolare, il risultato sarebbe stato molto più netto. La Juve ha ceduto pezzo per pezzo: Bonucci, innanzitutto, che ha evidenziato quegli errori che di solito in Serie A nessuno riesce a sfruttare. Il difensore azzurro non ha grandi capacità internazionali e né Caceres né Ogbonna sembrano poter dare maggiori garanzie. Pirlo è andato in difficoltà, poco supportato dai compagni. Gli esterni non hanno spadroneggiato come sono abituati a fare nelle praterie della Serie A. Ma l’errore forse più marchiano l’ha commesso proprio Conte scegliendo Vucinic come spalla di Tevez. Il montenegrino avrebbe fatto meglio a rimanere in panchina lasciando da subito spazio a Giovinco. O a Llorente, l’uomo che col suo arrivo aveva promesso proprio di risolvere i problemi realizzativi in Europa. E invece è uscito dal giro nel momento più delicato. Solo l’Apache è stato all’altezza del compito, rimettendo la partita in piedi con una perla. Meeglio tardi che mai per l’argentino, tornato al gol inter- nazionale dopo 5 anni e un girone di Champions da comprimario. Conte nel post-partita si è detto comunque soddisfatto per il gioco «europeo» espresso dalla sua squadra: se giocare «all’europea» vuol dire farlo male, allora la Signora lo ha fatto. La Juve nel ritorno dovrà tornare a giocare da Juve: riducendo al minimo gli errori di passaggio, con un attenzione feroce indietro e tanta aggressività sui portatori di palla avversari. La rimonta nel ritorno è alla portata di Buffon e compagni così come la vittoria in finale. Sarebbe comunque un traguardo importante, anche se bisogna ricordare che allo Juventus Stadium arriverà una tra la quinta (Siviglia) e l’ottava (Valencia) della Liga spagnola. Non di certo Real, Atletico o Barça. Ma se i bianconeri soffrono in Europa è anche e soprattutto colpa del resto della Serie A: nonostante un mese e mezzo di prestazioni poco brillanti e scarsa forma, la Juve ha inanellato una lunga serie di vittorie senza difficoltà. L’ha fermata solo il Napoli, con una partita più di cuore che di testa emblema della mediocrità del nostro calcio. Di fronte a un terzo posto sulla carta deludente visto l’organico a disposizione, Benitez si dice soddisfatto per la stagione. Con avversari così poco ambiziosi, è fin troppo facile la tentazione di cullarsi del proprio dominio casalingo. Il risveglio in Europa, però, è sempre doloroso”.