News, Del Piero: ”Io e la Juve nei miei primi 40 anni”

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Alessandro Del Piero (getty images)
Alessandro Del Piero (getty images)

 

DEL PIERO JUVENTUS – Nella giornata di domani Alessandro Del Piero compirà 40 anni, un traguardo importante nella vita di una persona. Dall’India, dove gioca, ha concesso un’intervista a La Gazzetta dello Sport, per parlare a 360°, con molti accenni alla Juventus. Ecco le sue parole: La molla che mi spinge in giro per il mondo è stata la consapevolezza di dividere il concetto di “giocatore di calcio” da quello di “giocatore della Juventus”. E di non voler provare a rivivere quanto di straordinario, unico, irripetibile avevo vissuto a Torino. Quando ho scelto prima Sydney, poi Dehli ho abbracciato un percorso nuovo. Dentro e fuori dal campo. Quattro tweet per raccontare le quattro decadi della sua vita? 1-10: Mamma, papà, Stefano, il pallone e un’infanzia che auguro a qualsiasi bambino. 11-20: San Vendemiano-Padova, Padova-Torino. Correndo dietro a un pallone, si avvera il sogno. 21-30: Il mondo in bianco e nero: sono un giocatore della Juventus, sono il capitano della Juventus. 31-40: I migliori anni… Campione del mondo, cittadino del mondo. E soprattutto marito e papà. Quale anno vorrei rivivere? Il 2006, per il Mondiale e non solo. Anche perché sono rimasto alla Juventus in Serie B, anzi senza sapere dove avremmo giocato. E non cambierei nulla, perché abbiamo dimostrato chi eravamo. E ci siamo rialzati. Io so quello che abbiamo vinto e come abbiamo vinto. Sudando e meritando tutto: dal primo all’ultimo punto, dalla prima all’ultima coppa. La Juve in Champions League? Difficile fare una previsione, spesso è una questione che sfugge ai pronostici troppo facili, che in questo momento ci porterebbero a dire che siamo distanti anni luce dalle più forti. Faccio due esempi: 1993-94, la mia prima stagione alla Juve. In Coppa Uefa perdemmo contro il Cagliari, tra i fischi. Un anno dopo finale di Uefa, l’anno dopo ancora vinciamo la Champions. Aggiungo: due anni fa chi avrebbe detto che l’Atletico Madrid sarebbe arrivato in finale? Insomma, non ci piangiamo troppo addosso e lavoriamo per tornare a vincere. Che effetto mi ha fatto ritrovare in campo Trezeguet? Un bell’effetto. Quasi dieci anni in attacco insieme non è da tutti. David è stato un grande compagno per me. Il rimpianto più grande? Sportivamente parlando, l’infortunio. E’ vero che mi ha fatto diventare più forte, ma mi ha portato via un anno di gioco. Lippi? Siamo legati a ricordi incancellabili, due reduci di avventure straordinarie. Ancelotti? Profonda stima e gratitudine, come allenatore e uomo. Capello? Due anni difficili, ma vincenti con due scudetti. Conte? Non è da tutti vincere da compagni di squadra e da allenatore/giocatore, uno scudetto indimenticabile. Boniperti? E’ una sorta di papà calcistico per tutti gli juventini, continua fonte di ispirazione per me. Agnelli? Amiamo e vogliamo il bene della stessa cosa, la Juventus. E questa è la cosa più importante. Anzi, è l’unica che conta…”.