L’INTERVISTA – Buffon: “Un calciatore non smetterebbe mai, ma non posso creare false speranze”

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Portiere Juventus
Gianluigi Buffon © Getty Images

Ieri la Juventus ha pareggiato per 2-2 in casa contro il Tottenham. Tra i pali il ritrovato Gigi Buffon che è stato protagonista de L’Intervista, un faccia a faccia con Maurizio Costanzo, programma in onda ieri sera in seconda serata su Canale 5. Dopo alcune anticipazioni, ecco l’intervista integrale: “Mondiale perso? Sono stati giorni molto difficili. Diciamo che io volevo chiudere la carriera con il Mondiale perché penso che poteva essere l’occasione più bella per ricordare e onorare la mia carriera. Sarebbe stata una passerella finale perfetta. Purtroppo non è andata così però penso anche che a 40 anni io debba fare determinate dichiarazioni perché è giusto fare un passo indietro, è anche una questione di sensibilità visto che sono sempre stato un punto di forza delle mie squadre e non vorrei mai diventare un peso. A 40 anni non lo devi più dire te ma gli altri”.

Buffon Donnarumma © Getty Images

Su Donnarumma come erede: “Sicuramente per doti e inizio carriera Gigio Donnarumma è il portiere che in questo momento è sulla bocca di tutti ma in maniera meritata e poi però ci sono anche due o tre ragazzi che secondo me sono partiti un anno due più indietro rispetto a lui ma sono di grande prospettiva”.

Il portierone bianconero ha poi parlato del calcio italiano e su come si potrebbe rivoluzionare dopo la figuraccia Mondiale: “Sicuramente credo che il flop di questi ultimi anni è dipeso sia da noi calciatori, che non siamo riusciti a darci un ricambio di livello come accadeva una decina di anni fa, ma penso sia anche un flop dirigenziale. È innegabile che nel momento in cui il movimento calcistico italiano, che è sempre stato un fiore all’occhiello è in declino, va in crisi la colpa sia anche della dirigenza. Io prenderei un allenatore di un settore giovanile che possa educare ed insegnare i ragazzi. “.

Juventus, il ritiro di Buffon

Buffon ha proseguito parlando del ritiro. “Non posso dire delle bugie o creare false aspettative o false illusioni. La verità è che mi devo incontrare con il presidente col quale abbiamo questo patto tra gentiluomini prima della fine del campionato. Ci incontreremo, faremo il punto della situazione e prenderemo la scelta definitiva. La verità è che un giocatore non smetterebbe mai di giocare. Io volevo chiudere con il Mondiale perché secondo me poteva essere l’occasione più bella per ricordare e onorare un certo tipo di impegno. Era una passerella secondo me perfetta. Purtroppo non è andata così, ma penso che a 40 anni io debba fare determinate dichiarazioni perché è giusto anche fare un passo indietro. È inevitabile. Anche una questione di sensibilità, visto che sono stato sempre un punto di forza delle mie squadre e non voglio sentirmi un peso. E a 40 anni non devi dirtelo te, devono dirtelo gli altri”. Su Calciopoli il portiere della Juventus ha detto: “Mi ha fatto male. Non tanto, tantissimo. Perché sono stato gratuitamente infangato non una volta ma ben due volte e su un aspetto che per me è fondamentale, ossia la lealtà sportiva. Su quello proprio non transigo. La cosa che mi ha fatto soffrire di più è il calcioscommesse, senza ombra di dubbio. Sono state due vigliaccate mirate a uno sportivo e a un uomo che non se le meritava assolutamente. Non porto rancore nei confronti di nessuno, però se dovessi rivedere certe persone un pochino mi innervosirei…”.

Il numero 1 della Juventus ha parlato anche di come ha deciso di diventare portiere e della squadra che tifava da bambino: “Non l’ho capito o deciso. Penso che ognuno di noi abbia un destino già scritto e tu lo devi solo rispettare e nel rispettarlo devi metterci qualcosa di tuo: impegno, dedizione, serietà. Io sono diventato portiere davvero per caso. Lo sono diventato per una folgorazione. Sono diventato portiere nel ’90, avevo già 12 anni, quindi ero già grande. Io sono sempre stato per i deboli. Quindi dopo un po’ di anni in cui ho tifato la Juve perché tutti i miei parenti, soprattutto friulani, erano juventino, mi sono appassionato a Trapattoni, perché mi piaceva il fatto che lui fischiasse e per me che ero un bimbo era veramente un mito. Era un personaggio incredibile amato da tutta Italia. Andò all’Inter e per un po’ seguii anche l’Inter, benché poi quando diventai più grandicello ho cominciato a tifare per il Genoa, che è diventata diciamo la squadra per cui ho sempre simpatizzato e tante altre realtà piccoline che mi trasmettevano simpatia, quindi il Pescara di Galeone, il Foggia di Zeman, l’Avellino. Piccole realtà perché volevo che anche loro realizzassero il sogno”. 

Buffon ha poi rivelato di essere stato vicino a lasciare la Juventus: “Mi è capitato due volte di esser in procinto di lasciare i bianconeri. Quando non mi riconoscevo più in determinati valori e modi di esprimere la juventinità. Capivo che o io ero andato fuori rotta e dovevo ravvedermi o le cose non dovevano più coesistere. Invece anche lì il destino per mia fortuna ha fatto sì che tutto si ricomponesse”. 

Infine c’è spazio anche per la vita privata del numero uno della Juventus: “Alena Seredova? È una persona che ringrazierò perché alla fine ho passato dieci anni veramente belli con lei e lei me li ha dedicati come penso di averglieli dedicati io. Poi abbiamo fatto due figli stupendi, molto educati e di quello gran parte del merito va a lei. Però penso che alla fine come in tutte le cose c’è un dare e un avere e io ho ricevuto tanto da lei, penso di aver dato tanto… e poi basta. Ilaria D’Amico? Io penso che Ilaria sia veramente una donna speciale e secondo me il nostro rapporto è un qualcosa di straordinario e proprio per questo immagino che ci sarà una evoluzione in futuro e che durerà fino a che la morte non ci separerà. Depressione? Perché ci sono degli snodi nella vita, probabilmente nel momento in cui passi da giovane e superficiale a una dimensione di uomo un po’ più maturo, in cui devi fare i conti con dei buchi neri che fino a quel momento non hai preso in considerazione. E queste valutazioni ti fanno cadere in un limbo, in un’apatia che può sfociare nella depressione. Una cosa molto brutta, poi soprattutto per un carattere esuberante e gioioso come il mio. Il non riconoscersi penso sia la peggiore delle cose… La famiglia? Di mio padre e mia madre da piccolo la cosa che mi colpiva molto erano i fisici che avevano. Sia mio padre che mia madre. Mio padre era proprio muscoloso, aveva un petto erculeo. E anche mia madre era veramente grande. E siamo una famiglia molto unita, nonostante ognuno di noi abbia preso una strada di emancipazione e libertà fin da ragazzini. Perché le mie sorelle sono andate via una a 14 e una a 15 anni, io a 13. Quindi è una famiglia che si è dissolta, ma incarna ancora i valori e tiene molto al suo legame”.