Serie A, c’è l’ipotesi di giocare in campo neutro

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Si continuano a studiare idee e ipotesi per riuscire a portare a termine il campionato di Serie A. L’ultima è quella di giocare in campo neutro.

Gravina Serie A
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Non lasciare nulla a caso. Questa è la strategia scelta e adottata per provare a portare a termine il campionato di Serie A. L’ultima idea, riportata dall’edizione odierna de ‘Il Corriere dello Sport’, è quella di giocare in campo neutro. La soluzione sarebbe quella di trasferire le squadre delle regioni dove il contagio non sarà azzerato a giocare lontano da casa. Nessuno svantaggio legato al tifo, in quanto quando e se si dovesse riprendere lo si farebbe a porte chiuse.

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Serie A, si ripartirà? La situazione e le ipotesi al vaglio

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Il presidente della Lega Dal Pino e l’ad De Siervo sono in costante contatto con la Figc e le altre Leghe europee. Oggi infatti si terrà  un meeting, organizzato dalla Uefa, con le 55 federazioni del Vecchio Continente. Al vaglio le tre ipotesi di calendario: la più ottimistica, ovvero ripartenza a metà maggio, quella più realistica, con via a fine maggio o inizio giugno, e quella più pessimistica, con la ripartenza entro la fine di giugno. Appare chiaro ed evidente che più si va in là e più sarà necessario tagliare qualcosa. Il pensiero va in primis alle Coppe nazionali,  ma occhio anche ai format delle coppe europee, che per ora sarebbero ritenuti intoccabili.

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Insomma, si continua a lavorare e a studiare. In via Rosellini sono stati analizzati con attenzione gli scenari presentati dall’Einaudi Institute for Economics and Finance (Eief), un centro di ricerca universitaria indipendente che ha analizzato i numeri dell’andamento del Covid-19 regione per regione. Questo ha evidenziato, che tra la metà della prima e la fine della seconda settimana di maggio in quasi tutte le regioni d’Italia i tamponi negativi potranno arrivare a zero. Ovviamente ci saranno delle differenze, ma entro il 16 maggio in 16 delle 20 regioni le nuove diagnosi di Covid-19, secondo tali previsioni, si azzereranno e resterebbero i malati da guarire. Ed eccco perché per qualche club potrebbe rendersi necessario allenarsi e giocare in regioni a contagio zero, creando una sorta di safe zone. Un’idea che, nel caso in cui si dovesse ripartire, potrebbe prendere corpo.