La Juventus è davanti ad un bivio: permettere a Pirlo di esprimersi a fondo significa mettere in discussione Ronaldo. Altrimenti non c’è tattica che tenga.
Pirlo è un uomo solo. Non allo Stadium, dove ha l’intero spogliatoio dalla sua parte. Ma il fuoco dei cecchini arriva da ogni angolo. Allenatori, opinionisti, moviolisti improvvisati e anti-Juve. Tutti pronti a sindacare. Il punto però, lo ha sollevato la Gazzetta dello Sport oggi. Agnelli deve decidere se tenere il Maestro o puntare ancora sul Re.
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La Juve ha preso CR7 per vincere subito e Pirlo per disegnare il futuro. È una delle tante contraddizioni spiega stamattina la Gazzetta dello Sport. Un’altra: in una stagione senza didattica (né pre-season, pochissimi allenamenti) Pirlo e i suoi analisti hanno scelto un gioco troppo sofisticato. Questo necessitava esercitazioni continue per la messa a punto: rotazioni, scambio di ruoli e funzioni. Niente da fare, fallimento totale. L’immagine gioca contro Pirlo: il tono della voce, lo sguardo. Tanti pensano che sia fisiologicamente inadatto a trasmettere furore. Sbagliano, probabilmente. Perché con Ronaldo in campo si può fare tattica con 9 elementi. Il decimo deve fare solo gol. Vale la pena?
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