Dopo gli affari lungo l’asse Juventus-Fiorentina andati a buon fine, arriva un ‘no’ deciso che fa saltare tutto. Ecco i dettagli
Il pari in extremis con la Lazio, all’Olimpico, ha lasciato l’amaro in bocca. Gli uomini di Igor Tudor, seppure in inferiorità numerica per il rosso a Pierre Kalulu, stavano per portare a casa tre punti che avrebbero ipotecato la qualificazione alla prossima edizione di Champions League.
Invece, la Juventus dovrà lottare fino all’ultimo dei 180 minuti che mancano al gong finale della Serie A 2024-25 anche perché il Milan, dopo il 3-1 casalingo contro il Bologna, è rientrato nella corsa a un posto al tavolo delle grandi d’Europa.
Neanche la Fiorentina, che si lecca le ferite dopo il 2-2 in casa contro il Betis Siviglia che le ha negato la terza finale di fila di Conference League, è fuori dai giochi. Insomma, prepariamoci ad assistere a un finale di stagione thrilling. Nel frattempo, dopo le operazioni degli ultimi tempi lungo l’asse Juventus-Fiorentina andate in porto si registra un ‘no’ secco che fa saltare tutto.
L’ex portiere Sebastien Frey si è confessato in un’intervista a cuore aperto a “La Gazzetta dello Sport” in cui, in primis, ha sottolineato che il buddismo lo ha salvato in quanto grazie alle preghiere è riuscito sempre a rialzarsi ogni volta che la vita lo ha mandato al tappeto: “Io non mollo, non l’ho mai fatto, neanche quando ho rischiato di morire per colpa di un virus nel 2019. Neanche quando Zalayeta mi disintegrò un ginocchio nel mio momento migliore. Io combatto pregando”.
Dalla fede nel buddismo all’amore per i colori della Fiorentina tanto non aver nemmeno preso in considerazione la possibilità di trasferirsi alla Juventus l’anno in cui Buffon fu vicino all’addio ai colori bianconeri: “Mi volevano Milan, Bayern, Barcellona e Juve, l’anno in cui Buffon fu vicino al City. Ma non sarei mai andato: non potevo macchiare una storia d’amore passando dalla Viola a Torino. I tifosi mi avrebbero odiato. Sarei rimasto a vita ma un dirigente scelse di farmi la guerra e andai a Genova“.
Un amore, quello dell’ex portiere per la Fiorentina, ricambiato dai tifosi e non solo perché in maglia viola Frey si è consacrato come uno dei migliori portieri del mondo: “I fiorentini hanno capito subito che fossi un leader di personalità. Non eravamo la squadra più forte, ma il gruppo migliore sì. Ogni settimana andavamo a cena insieme, facevamo gruppo, stavamo bene. Se chiudo gli occhi ricordo gli amici, Toni, Mutu e gli altri, non una parata. Tutte cose che nel calcio di oggi sono quasi scomparse. Colpa di quei maledetti telefonini: i giocatori pensano solo a messaggiare“.
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