Novak Djokovic e il ritiro dal tennis, scenari preoccupanti per gli appassionati: cosa succede al fuoriclasse serbo
E’ ancora il numero uno al mondo, ma per Djokovic il 2024 è iniziato male. Il fuoriclasse serbo non è ancora riuscito a vincere un torneo, né a raggiungere una finale, fin qui. Ha centellinato molto i suoi impegni, è vero, ma le sue apparizioni in campo hanno riservato più di qualche sorpresa in negativo rispetto a quanto eravamo abituati a vedere.
Tanta sfortuna, di sicuro, in quanto è avvenuto a Roma, con la borraccia che lo ha colpito accidentalmente alla testa e che lo ha costretto a ricorrere a cure mediche, dopo il match vinto con Moutet. L’accaduto ha poi influito sulla successiva sfida, quella in cui la testa di serie numero uno è uscita malamente contro il cileno Tabilo, in uno dei risultati più eclatanti e inattesi.
Un Djokovic irriconoscibile in campo, con il numero 32 del mondo che non ha fatto nessuna fatica ad imporsi in due set. Altro passo falso per il dominatore di questi anni nel mondo del tennis. E adesso, gli interrogativi si susseguono per il prosieguo della stagione e non solo.
Dopo la sconfitta con Tabilo, Djokovic è apparso molto amareggiato e preoccupato. Le sue dichiarazioni non lasciano tranquilli.
“Mi sentivo fuori equilibrio e senza nessuna coordinazione – ha spiegato a fine gara – Era come se un altro fosse entrato nei miei panni. E’ un po’ preoccupante. Se dovrò fare degli esami? Sì, credo che lo farò, per capire come sto effettivamente. Vediamo cosa sta succedendo, è stato un episodio abbastanza sfortunato. Mi sentivo bene prima di giocare, forse va tutto bene o forse no. Per Parigi e le Olimpiadi? Mi dovrò sentire al meglio“.
In vista del Roland Garros, per l’appunto, il rischio è che Djokovic perda la vetta del ranking. Sinner e Medvedev sono pronti ad approfittarne, l’azzurro potrebbe addirittura diventare numero uno al mondo senza giocare. In prospettiva, c’è da capire se il calo di rendimento accusato da Djokovic negli ultimi mesi, a prescindere dall’ultimo incidente, possa essere più strutturale. A quasi 37 anni, l’ipotesi del ritiro, tra un po’ di tempo, non è così lontana. Un perfezionista come lui, del resto, se sentisse di non essere più al massimo potrebbe anche dire basta.
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