Paolo Montero si confessa: ”Conte, Zidane, il calcio a Totti, e Davids…”

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Paolo Montero (getty images)
Paolo Montero (getty images)

 

JUVENTUS MONTERO – Paolo Montero è ancora molto legato alla Juventus, tant’è che quando può fa sempre un salto a Torino. Il quotidiano Tuttosport l’ha intervistato a pochi giorni da Juventus-Roma. Lui ha parlato anche di tanti suoi ex compagni di squadra, a cominciare da Antonio Conte, e anche di alcuni episodi interessanti del passato. Ecco le sue parole: ”Quando vengo a Torino, impegni permettendo, capita di andare a prendere un caffè con Antonio. Con lui come con Ferrara o Pessotto. Sono rimasti le stesse splendide persone di un tempo. Se e’ già al livello di Mourinho e Ancelotti? Sì, in poco tempo ha bruciato le tappe: sono i fatti che lo dimostrano. Zidane? Ci ho provato a salutarlo l’ultima volta, ma arrivato davanti all’albergo del Real Madrid sono tornato indietro. Ci saranno state 4 mila persone. L’ho chiamato e gli ho detto: “Zizou, ci vediamo un’altra volta”. Ora che la Juve è fuori dalla Champions, mi auguro che Zizou e Carletto conquistino la decima Coppa Campioni della storia del Real. Zidane farà strada anche da tecnico: è un ragazzo carismatico e umile. Se mi ha mai rimproverato per qualche espulsione? Macché, Zizou si metteva sempre a ridere. Il più delle volte mi diceva: “Non sei mica normale”. Ma in Sud America è così, i difensori devono proteggere i propri attaccanti. Se Zidane, Del Piero o Inzaghi prendevano botte, io cercavo di fare giustizia con qualche entrata delle mie. Pentito di qualche gesto? Non ridarei più quel calcione a Totti. E in generale non rifarei più una vita all’insegna del “o è bianco o è nero”. Purtroppo sono sempre stato poco diplomatico. Il compagno più strano? Davids senz’altro è una delle persone più particolari che ho conosciuto. Ragazzo fedele, umile ed eccezionale. Siamo ancora in contatto. Ma certe volte… Non dimenticherò mai un episodio. Uscivamo dallo spogliatoio del Delle Alpi, Edgar mi guardò e con estrema tranquillità mi chiese: “Contro chi giochiamo?”. L’avversario era il Piacenza. Era fatto così. Unico in campo, però: quella volta segnò e fu il migliore”.

Marco Orrù