Nicola Legrottaglie: ”Juve-Chievo importantissima per i bianconeri, non si può perdere altro terreno”

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Nicola Legrottaglie (getty images)
Nicola Legrottaglie (getty images)

LEGROTTAGLIE JUVENTUS – Nella trasmissione ‘Fino alla fine’, condotta dal Direttore di JuveLive.it Matteo Fantozzi su Smart Radio International è intervenuto Nicola Legrottaglie, ex giocatore della Juventus, ora allenatore dell’Akragas. Queste le sue parole: ”Juventus-Chievo? La Juve non può più perdere terreno e giocheranno per vincere come sempre perchè poi se non vince potrebbe essere difficile e pesante rincorrere chi è davanti. Saranno concentratissimi per portare a casa i tre punti, anche se il Chievo è una difficile squadra da affrontare. Il Chievo è l’ambiente ideale per il calcio, quello che tutti sognano, anche se poi negli ultimi anni i tifosi hanno pure contestato la squadra, cose incredibili. Ai miei tempi era un’ambiente familiare e senza stress e bisogna difendere questi ambienti puri e puliti e spero che torni ad essere così. La mia esperienza alla Juve? Ho vissuto due fasi diverse, ma sono state esperienze importanti entrambe, nonostante siano state diverse mi hanno fatto crescere. Il primo anno è stato negativo ma anche da lì ho imparato qualcosa, che il calcio è un mondo finto, tutti che ti aprono le porte e ti stendono i tappeti rossi, ma la realtà è diversa, siamo tutti uguali. E questa esperienza mi ha aiutato a crescere. Poi nella seconda parte è andata meglio, ma ero già più maturo e già da lì avevo cominciato a fare il professionista a 360° e ho dimostrato a chi mi aveva comprato che non aveva sbagliato. Chiellini-Legrottaglie era una bella coppia, abbiamo fatto vedere grandi cose. Chiellini quei due anni è stato uno dei migliori difensori a livello europeo e sono stato felice di averlo aiutato a crescere così tanto. Rugani? Non lo conosco benissimo, ma rivedo me ai tempi del Chievo. Un giovane interessante, elegante, pulito, che nella difesa di Sarri si è distinto. Bravo Allegri finora a non buttarlo subito nella mischia, perchè il salto potrebbe essere troppo grande. Deve ambientarsi e ha bisogno di tempo e di integrarsi. Non bisogna avere fretta con lui. La mia carriera di allenatore? Una cosa improvvisa subito dopo aver smesso, lavoro nel mondo del calcio perchè mi piace, ma anche perchè in questo mondo credo ci sia bisogno di veicolare dei messaggi importanti, cristiani, dove alla base di tutto c’è l’amore, il perdono e il rispetto. Questi sono i miei obiettivi, altrimenti mi ritirerò e farò altro. Oltre agli insegnamenti calcistici, voglio portare esperienze di vita. Questa è una realtà difficile, bisogna scendere a compromessi, ma so che io non scenderò mai a questi compromessi e questi sono i miei obiettivi. Almiron? E’ all’Akragas con me, alla Juve gli è mancato qualcosa, sono cose soggettive, ma chi lo conosce bene sa che è un ragazzo generoso e dal grande cuore. E’ una brava persona e un grande giocatore. Non era l’Almiron dell’Empoli, ma la Juve non ha avuto molta pazienza con lui, ha grandi qualità fisiche e tecniche e ancora oggi a 35 anni diverte tutti”.