La sentenza scuote il club bianconero per un motivo molto preciso: non poteva non finire sotto la lente di ingrandimento
Qualche ora dopo il pareggio del ‘Bentegodi’ contro l’Hellas Verona, la Juventus ha memorizzato l’importante verdetto del Gup di Roma che, in merito al filone legato all’inchiesta Prisma, ha dato il via libera alla serie di patteggiamenti con cui una parte cospicua della vecchia dirigenza ha chiuso un tormentone che si stava trascinando ormai da anni.

Uno dei procedimenti che sin da subito ha destato le maggiori polemiche è quello che ha visto protagonista Maurizio Arrivabene. Per l’ex CEO bianconero, il Gup ha infatti disposto il non luogo a procedere. Una decisione che sorprende fino ad un certo punto visto che già i pm avevano visto nel proscioglimento la soluzione con cui ‘anestetizzare’ la squalifica di 24 mesi comminata dalla Corte d’Appello della FIGC.
Inchiesta Juventus: una sentenza fa ancor più acqua da tutte le parti
Come evidenziato da Sportmediaset, in quanto membro del CDA ma sicuramente non figura determinante nell’architettura plusvalenze, il Gup ha difatto smentito i procedimenti della giustizia sportiva contestandone il sostanziale ‘errore tecnico’. Nel 2021 Arrivabene era infatti membro del CDA della Juventus e solo nel luglio del 2021, quindi dopo il periodo a cui fa riferimento l’inchiesta, è diventato l’amministratore delegato bianconero.

Da qui il non luogo a procedere; il tutto senza trascurare il ricorso al Tar e il possibile inserimento della Corte di Giustizia dell’Unione Europa oltre alla decisione del Tribunale di Roma che fornirà un quadro ancor più chiaro sulla posizione di Arrivabene con la Figc.
La chiusura di questa polverone in realtà ha riaperto un’altra telenovela. Roberto Pavanello, commentando l’ufficialità degli ultimi patteggiamenti, ha ad esempio chiosato: “Ma adesso che Arrivabene è stato prosciolto da ogni accusa dalla giustizia ordinaria, i 2 punti di penalizzazione tolti alla Juventus, che erano stati calcolati dalla giustizia sportiva, dando per appurata la sua colpevolezza, glieli ridanno in questo campionato”.
Commento ovviamente provocatorio quello di Pavanello, come da lui stesso ammesso, che però testimonia il percorso piuttosto accidentato (per usare un eufemismo) che portò alla penalizzazione di dieci punti inflitta alla Juve il 22 maggio 2023. Condanna nella quale il dossier Arrivabene giocò un ruolo tutt’altro che banale.





