Fortunato, 25 anni dopo il suo ricordo è sempre vivo nel cuore della Juve

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Andrea Fortunato moriva 25 anni fa a causa di una leucemia che i medici non riuscirono a curare. Il suo ricordo è vivo nella mente del club e dei compagni.

Andrea Fortunato – FORO: juventusfc

«Speriamo che in paradiso ci sia una squadra di calcio, così che tu possa continuare a essere felice correndo dietro a un pallone. Onore a te, fratello Andrea Fortunato». Un Gianluca Vialli con la voce rotta dal pianto salutò con queste parole, per l’ultima volta, Andrea Fortunato, morto esattamente 25 anni fa, il 25 aprile 1995, per le conseguenze di una leucemia. Aveva 23 anni. A distanza di tempo, tutto il calcio oggi sta ricordando il calciatore della Juventus scomparso prematuramente. Sportmediaset ne traccia un profilo interessante.

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Fortunato, un vuoto mai colmato

«La stagione di Fortunato alla Juventus stava andando bene – si legge -. La squadra stava dimostrando di poter tenere testa al fortissimo Milan di Capello. Aveva trovato anche la prima gioia personale in bianconero con un gol alla Lazio. Tuttavia, in primavera, un improvviso calo di prestazioni lo resero irriconoscibile sul campo: qualche incostanza dovuta alla giovane età, qualcuno pensò sulle prime. Invece la flessione fu rapida e verticale: Fortunato era in campo quando la Juventus fu eliminata dal Cagliari in Coppa Uefa. Non era lui. I tifosi lo presero di mira, tirandogli addosso uova marce in una sessione di allenamento. “Indegno”, gli urlavano, spintonandolo. Il giovane era il primo a sapere di essere in calo atletico, ma era anche il primo a cercare una risposta al perché fosse sempre stanco e martoriato da una febbre persistente. E con lui lo staff medico della Juventus, che – terminato il campionato – il 20 maggio 1994 lo portò all’ospedale Molinette per effettuare delle analisi approfondite, perché il terzino faticava anche a finire un’amichevole. Leucemia linfoblastica acuta, la diagnosi agghiacciante dei medici: a quel punto le scuse di chi lo attaccò, persino fisicamente, servivano a poco. Il 25 aprile dell’anno dopo morì lasciando un vuoto incolmabile».