News, Chiellini si racconta fuori dal campo: ”Mi piace la tecnologia, le Ferrari e la Playstation…”

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Giorgio Chiellini (getty images)
Giorgio Chiellini (getty images)

 

CHIELLINI JUVENTUS – Un inedito Giorgio Chiellini si è raccontato in un’intervista a La Gazzetta dello Sport dove ha parlato soprattutto della sua vita fuori dal terreno di gioco. Ecco alcune delle sue parole: ”Non bevo: le mie ciucche con gli amici le ho prese, ma tutto lì. Non fumo: ho provato una volta e fra un po’ mi strozzo. Non mi sono mai drogato: manco passato una canna in vita mia. Mangio bene: una fetta di crostata con il caffé e una vaschetta di gelato sono il mio massimo sgarro. E allora? Allora cambio smartphone in continuazione, adesso anche più dei computer: prima diventavo matto per la Playstation – anche 7-8 ore al giorno quando ero a casa da solo – e ora sono malato di tecnologia, forse ne so quanto quelli delle riviste specializzate. Ah, quattro anni fa mi sono comprato una Ferrari: modello 458, nera. Ma quello non è un vizio, semmai uno sfizio: la sognavo da quando ero bambino”. 

Chiellini parla del suo migliore amico: ”Il mio migliore amico guida i treni e già questo non è da tutti, ma nella sua cabina non sono mai entrato: però so dire tutto di come porta lo scooter, diventavamo matti per i nostri SR Aprilia e stavamo quasi più col sedere lì sopra che con i piedi per terra. Valerio è stato un compagno di tutto: di banco a scuola, di merende quando facevamo brucia per andare ai bagni Pancaldi, di vacanza in Tunisia nel 2006, single al duecento per cento. E pure di squadra, nelle giovanili del Livorno, poi io dalla C1 alla A e lui in Eccellenza: mai geloso, neanche per un minuto. “È un amico vero”, mi sono detto. E continuo a dirmelo quando vedo che l’unica cosa che mi chiede è poter fare ogni tanto gli scemi come una volta, a ricordare le cavolate di quindici anni fa e a ridere fino alle cinque del mattino. Quando mi dice le cose in faccia: magari con una battuta, ma senza sconti. Come Giannichedda, un fratello maggiore quando arrivai alla Juve. Avevo paura anche di parlare, mi insegnò l’equilibrio che serve in questo mondo: “Divertimento quando puoi, sacrifici sempre. E impara a capire i momenti”. Quanto aveva ragione”. 

Si parla anche di mercato: “Potevo andare a giocare in Inghilterra nel 2007, ma avevo la Juve nel destino. Altrimenti sarei andato alla Roma nel 2004, era tutto fatto”.