I tre moduli di Allegri: una Juventus che cambia per rimanere fedele a se stessa

Massimiliano Allegri © Getty Images

Vincere, senza se e senza ma. L’obiettivo principale della Juventus è sempre stato chiaro. Lo è ancor di più dopo un dominio che dura da sei anni, incontrastato in Italia, e la mancata conquista della Champions League, sfiorata in finale per due volte in tre anni. Chi ha pensato che la Juventus avesse perso la fame e la capacità di reinventarsi, comincia a realizzare di essersi sbagliato. L’artefice dei cambiamenti che sono alla base dell’evoluzione bianconera è Massimiliano Allegri, le cui scelte fanno puntualmente discutere, ma si rivelano vincenti nella maggiori parte dei casi. L’allenatore toscano ha abituato tifosi ed appassionati di calcio ad un’alternanza di sistemi di gioco e delle loro varianti.

Le diverse vesti della Juventus: dal 4-2-3-1 al 4-3-3, passando per il 4-3-1-2

All’inizio di questa stagione Allegri ha puntato nuovamente sul 4-2-3-1 che aveva determinato una svolta nell’annata passata. L’intuizione di spostare Mandzukic sugli esterni si era rivelata determinante ai fini della vittoria. Ma dopo la parentesi estiva, la Juventus era cambiata, con nuovi giocatori da inserire e si trovava ad affrontare squadre altrettanto diverse, con nuovi assetti e nuove formazioni. Allegri ha dovuto pensare ad altri moduli, più specifici per ogni situazione, per ogni avversario. E allora ecco un 4-3-3, come contro l’Inter: con tre centrocampisti che sgravino il lavoro degli esterni offensivi. Proprio gli esterni risultano essere le pedine più utili, che riescono a dare vita a numerose varianti: dal 4-3-1-2 con Dybala centrale e Mandzukic accanto a Higuain, fino al 3-4-2-1 con Cuadrado esterno di centrocampo e un tridente offensivo da scegliere tra le diverse possibilità. Domenica c’è il Bologna da affrontare, un’altra formazione da scegliere, un altro avversario da contrastare e, forse, un’altra “allegrata” da sperimentare.

Alessandra Curcio

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