Buffon e la depressione: “Mi aggrappai all’orgoglio, fu una lotta immane”

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Buffon ©Getty Images

Gigi Buffon parla di quello che è stato uno dei momenti più difficili della sua vita, non solo in campo: “Fui colpito dalla depressione, e non ho mai scoperto perché”.

Gigi Buffon si prepara a cambiare vita sportiva. Dopo l’addio alla Juventus, annunciato nelle settimane scorse in totale serenità, il 40enne portiere, a lungo considerato il migliore al mondo nel suo ruolo, trova il tempo per parlare anche di altro. Ed in particolare della depressione, che lo colpì parecchio tempo fa. Di questo aspetto è possibile leggere un estratto nel libro ‘Demoni’, a cura del giornalista di Sky Sport, Alessandro Alciato, che verrà pubblicato a breve. In esso, Buffon fa riferimento ad un episodio in particolare, risalente alla stagione calcistica 2003/2004. “Ero giovane, ricco e famoso e giocavo nella migliore squadra d’Italia. Eppure ebbi un attacco di panico, capitò prima di una partita contro la Reggina”.

Buffon e la depressione: “Successe all’improvviso”

Saluto dei tifosi a Buffon ©Getty Images

“Nessuno se ne accorse e questo mi diede la sensazione di essere ancora più solo – dice Buffon – ma sapevo che dovevo reagire”. In un primo momento avrebbe voluto comunicare all’allora allenatore Marcello Lippi di non mandarlo in campo. Sapevo però che se avrei scelto la via più facile poi lo avrei fatto anche altre volte. Scelsi quindi di fare leva sul mio orgoglio e sull’amore che provavo e che provo ancora per il mio lavoro. Pochi minuti dopo il fischio di inizio feci una grande parata su Cozza, alla fine vincemmo per 1-0. E per me fu come un elettroshock. Duro, improvviso. Mi chiesi: ‘Non mi manca niente nella vita, perché mi sta succedendo questo?’. E poi come mai proprio in quel momento e non prima o dopo. Ma è stato il mio orgoglio a salvarmi da quella situazione”, aggiunge Buffon, che poi ha saputo scrivere pagine importanti nella storia della Juventus.

Salvato dalla semplicità

L’ancora di salvezza del più volte portiere della Nazionale è stata il fare affidamento sulle piccole cose. “Un giorno mi recai alla Galleria d’Arte di Torino. Provai una improvvisa ammirazione per un quadro di Chagall, dal titolo ‘La Passeggiata’. Fu lì che ebbi la convinzione che la semplicità poteva darmi un grosso aiuto. Ritrovai la gioia di vivere, ed all’indomani tornai ad ammirare il quadro. Mi sono reso conto che quando hai un male grosso dentro di te, non può svanire da un momento all’altro. Serve pazienza”.